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foto del cinema dante
ADDIO CINEMA DANTE
Le testimonianze del proiezionista Erminio, lo scrittore Lucetto Ramella, Andrea Languasco del Cinema Centrale, il figlio dell’ex proprietario Perasso, il presidente del Cineforum Imperia Felice Delucis.


Il 28 giugno sono iniziate le operazioni di demolizione di una delle ultime tre sale cinematografiche di Imperia, il Cinema Dante. In una settimana, di quello che fu uno dei cinema storici della città rimangono solo le macerie. Il Dante è stato punto di ritrovo per almeno quattro generazioni di Onegliesi e dubito anche solo un Imperiese dai 20 anni in su non abbia vi abbia visto almeno un film.

il Cinema Dante nel 2006   Sicuramente tanti film in questo cinema li ha visti il signor Erminio, che del Dante è stato il proiezionista dal 1969 al 1988: «Il gestore storico del Dante era Carlo Perasso. Non si occupava solo del Dante ma anche del Rossini e dell’Imperia. Erano altri tempi e il cinema lavorava tantissimo. A Oneglia oltre questi tre cinema c’era l’Odeon all’aperto e a Porto Maurizio il Cinema Centrale, l’Ambra e il Cavour. Per non parlare dei vari cinema parrocchiali come i Camillini e i Giuseppini. Poi piano piano hanno chiuso tutti e negli ultimi vent’anni erano rimasti solo Dante, Imperia e Centrale».
Che tipo di programmazione avevate? «Diciamo che i film per bambini o più leggeri li davamo all’Imperia, che aveva “l’esclusiva” sui film Disney, mentre i film più di richiamo si dividevano tra Dante e Rossini. Il Rossini lavorava anche più del Dante: se la gente era indecisa sul film, alla fine sceglieva il Rossini. Comunque nei tempi d’oro, quelli dei vari “Rambo”, “E.T.”, “Lo squalo[anni ’70, primi anni ’80, ndr] facevamo il pienone anche se la sala era enorme: ben 700 posti! Ricordo che a quel tempo al Dante facevamo 80'000 presenze l’anno. Oltre a me come proiezionista, vi lavoravano la bigliettaia, due donne delle pulizie e ben due maschere. Ovviamente le maschere in tempi più recenti erano sparite. Ormai non si lavora più come prima. Pensa alla differenza che c’è tra vedere in TV o al cinema un film come “A parte alcuni film come “Twilight” o “Avatar”, che vanno benissimo e riportano un po’ di ossigeno agli esercenti, il cinema non rende più come un tempo. Man mano le presenze sono diminuite. Prima incolpavamo la televisione, oggi la pirateria.
Ma il fatto è che la gente non vede più i film al cinema. Molti danno il cinema per morto. Per me non è così, non credo che morirà. Vedere un film sullo schermo cinematografico o in televisione non è la stessa cosa.Pensa alla differenza che c’è tra vedere in TV o al cinema un film come “Incontri ravvicinati del terzo tipo”. No, il cinema soffre… ma non morirà. Mi spiace molto per la ine che ha fatto il Dante. Incontri ravvicinati del terzo tipo”. No, il cinema soffre… ma non morirà. Mi spiace molto per la fine che ha fatto il Dante. Ho assistito alla demolizione della cabina di proiezione dove ho lavorato tanti anni. Mi è dispiaciuto molto.   il Cinema Dante nel 2006
C’era ancora il proiettore, la biglietteria, dei bellissimi marmi: tutto nelle macerie. Sarebbe costato di più rimuovere che demolire: proprio una fine ingloriosa! La colpa della fine del cinema è anche delle case di distribuzione che, con le settimane di tenitura minima [per quante settimane un film deve essere proiettato, ndr] e il minimo garantino, uccidono le monosale.Ricordo anche quando era sentita la distanza tra e il minimo garantino, uccidono le monosale. Ricordo anche quando era sentita la distanza tra Porto e Oneglia. Al Dante venivano anche da Porto, ma erano gli onegliesi il pubblico di intenditori e appassionati di cinema. Quando un film non piaceva si lamentavano: “proprio un mattone”, “u’ maun” mi dicevano in dialetto».

Chi se lo può ricordare è senz’altro Lucetto Ramella, il famoso scrittore imperiese (una trentina di libri all’attivo, di cui una quindicina sul dialetto). Classe 1917, Ramella è uno dei rappresentanti della “memoria storica” della città e ha conosciuto il Dante prima ancora della Seconda guerra mondiale. «Ho iniziato ad andare al cinema che ero bambino, sarà stato il 1925. A quel tempo non c’era il sonoro e il film era accompagnato da musica dal vivo. Non si avevano molti soldi, era da poco finita la prima guerra mondiale, e quindi con i miei amici non sempre potevamo permetterci il biglietto.
il Cinema Dante nel 2006   Così si provava magari a entrare dalla finestra. Al massimo, le volte che venivamo “beccati”, ci portavano fuori per un’orecchia. Era tutto diverso allora. Si entrava al cinema alle 14 e si usciva alla sera tardi. Era un posto dove incontrarsi. Tra i ragazzi di Oneglia per avere la “patente di bullo” si scommetteva a chi aveva il coraggio di saltare tutti gli scalini davanti al Cinema Dante. A Oneglia c’erano tanti cinema, c’era il teatro. Oggi purtroppo queste cose non rendono più e si tende a costruire altro. Dove c’erano le sale oggi c’è una corsa verso la cementificazione e neanche il 5% di queste costruzioni c’entrano con la cultura.
Una volta a Oneglia cinque sale non bastavano, oggi, tra tv e telefonini, non si riempie neanche l’unico cinema rimasto». Ma qual è la situazione cinematografica a Imperia oggi? Lo chiediamo ad Andrea Falciola che, con il suo Cinema Centrale, negli anni ’90 era stato il principale concorrente del Cinema Dante. «A vedere buttar giù il Dante mi sento decisamente triste. Dopo l’abbattimento del Rossini per un periodo non me la sentivo neanche di passarci davanti, e non ci avevo lavorato! Il Dante non mi piaceva molto, era una sala con poca personalità. L’ultimo film che ci ho visto è stato “Bianca”, fai un po’ te. In ogni caso, la chiusura di una sala storica è comunque una cosa triste. Il mercato però è quello che è e non c’è posto per tanti. Ieri ho riproposto “Avatar” e c’erano 23 persone. Anni fa con un film del genere avrei fatto minimo, ma minimo, almeno un centinaio di biglietti. Se una volta il Dante faceva 80'000 presenze l’anno, oggi a Imperia i cinema stanno tra le 25'000 e le 40'000, almeno 50% in meno rispetto ai periodi migliori. Negli anni ’90 il Dante era il nostro principale concorrente, anche perché a Oneglia si è sempre andato di più al cinema che a Porto Maurizio. Comunque incassavamo di più noi al Centrale.
Perasso aveva il vantaggio di essere il proprietario dei muri, se avesse dovuto pagare un affitto probabilmente avrebbe chiuso molto prima. Se ha tenuto aperto così a lungo è anche per il suo amore per il cinema. Per noi esercenti il cinema non è solo un mestiere, è una malattia. Amiamo il cinema, il pubblico, è quello che ci tiene vivi.»

Sentiamo allora il parere di Marco Perasso, consigliere comunale di Diano Marina, figlio del titolare storico del Dante. «Mio padre Carlo aveva rilevato il cinema dopo la guerra e lo ha tenuto in piedi fino alla chiusura.
  Marco PerassoFoto archivio Ragazzi
Spiace oggi vederlo buttare giù, anche perché col Dante sparisce una parte della città. Ed è triste perché è “colpa” del pubblico se questo accade. Ormai, purtroppo, la gente va meno al cinema. Sono cambiate le abitudini, i gusti. Sempre più persone preferiscono altri modi per passare il tempo e le serate, tra televisione e happy hour.Una volta andavamo al cinema anche il pomeriggio, oggi lo fanno solo i bambini. Quindi, dispiace per l’abbattimento ma non si poteva fare altrimenti. Per come era strutturato qualunque conversione ad altro utilizzo sarebbe stata impossibile. Se qualcosa non si usa più è giusto sostituirla, uno scatolone vuoto ha un costo che la società non può permettersi. Quando abbiamo venduto lo abbiamo fatto perché ci fidiamo di questo imprenditore che ci ha promesso una riqualificazione occupazionale e urbanistica dell’area».
Marco Perasso   Chi la pensa diversamente è Felice Delucis, presidente storico della più importante ed antica associazione di cultura cinematografica della provincia, il Cineforum Imperia. «Come Cineforum Imperia da anni ci battiamo per la difesa del cinema in sala. E per la difesa delle sale storiche all’interno dei centri storici. Le nuove multisala infatti vengono costruite spesso in periferia, invece le vecchie monosale possono essere un luogo di aggregazione ed incontro all’interno della città. Si parla sempre più spesso dei centri storici deserti di sera, che la gente ha paura. Ecco, se ci fossero più cinema ci sarebbe un continuo via vai di persone come era un tempo e si scaccerebbe anche la paura.
La chiusura del Dante è stato un colpo non piccolo per la città e in particolare per Oneglia, dove sopravvive solo l’Imperia che, meno male che c’è, ma si tratta comunque di un cinema parrocchiale e perciò con qualche limitazione. Ogni tanto si parla di nuove sale, due erano state promesse per il porto, poi si era parlato dell’Italcementi… Per ora non abbiamo ancora visto nulla verso questa strada, anzi. Come Cineforum continueremo a batterci per ricordare al pubblico e alle autorità che anche il cinema è aggregazione, è confronto, è cultura. E, se è vero che la cultura costa, l’incultura, alla lunga, costa di più».
Marco Frassinelli (L'Eco della Riviera)
Immagii Dante
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