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Davide Ferrario
Regista, sceneggiatore, critico

Principali riconoscimenti:
2009 Nastri d'argento: nomination per Tutta colpa di Giuda
2005 Nastri d'argento: due nomination per Dopo mezzanotte
2005 David: tre nomination per Dopo mezzanotte
2004 Berlino: premi Caligari e Don Quixote per Dopo mezzanotte

Filmografia scelta:
2009 Tutta colpa di Giuda
2006 La strada di Levi
2004 Se devo essere sincera
2004 Dopo mezzanotte
2000 La rabbia
1999 Guardami
1997 Tutti giù per terra
Dopo mezzanotte
La strada di Levi
Tutta colpa di Giuda
La rassegna cinematografica che tutti gli anni il Cineforum di Imperia propone, non solo è ricca di film interessanti e spesso poco rintracciabili nei circuiti tradizionali, ma è anche occasione di incontro con i protagonisti. È il caso di Davide Ferrario che ha presentato lunedì 14 dicembre il suo recentissimo “Tutta colpa di Giuda”.

Il film narra le vicende di un'improvvisata e alquanto scalcinata compagnia teatrale, formata da una squadra di detenuti nelle carceri torinesi e capeggiati da una giovane ed entusiasta regista. Non ci troviamo però davanti a un film sulla condizione carceraria italiana (anche se a dire il vero ce ne sarebbe bisogno), bensì sulla religione e realizzato con gli effetti di un musical:

Senti, Davide, intanto grazie di aver accettato l'intervista, ci aspettavamo un film sulla condizione carceraria e invece ci siamo trovati nel bel mezzo di un musical sulla religione, come ti è venuta l'idea??
Beh è sempre difficile stabilire come e quando ti vengono le idee. Intanto c'è un interesse per il tema religioso, della figura di Giuda e della Salvazione dell'Universo e che se si ferma un ingranaggio si ferma tutto. Ho dieci anni di esperienza nelle carceri, faccio volontariato, quindi ho attinto da lì, avevo a disposizione del materiale umano che conosco bene.

Sono molti in Italia ad occuparsi di teatro nelle carceri o nei centri di riabilitazione psichiatrica, con gli anziani, le cosiddette fasce deboli, pensi che il teatro svolga un'azione “salvifica”?
Sì è vero facendo teatro in carcere mi son reso conto che lo fanno in molti però quello che manca è un collegamento tra tutte queste realtà, non c'è un coordinamento. Sarebbe interessante se si facesse rete. Per quanto riguarda “l'azione salvifica” no, non credo che il teatro in carcere abbia un ruolo di salvazione. L'Arte non salva nessuno. A fine esperienza ciò che è rimasto è l'aver lavorato tutti insieme. La gente aveva un progetto collettivo che rispetto al niente che è la galera è sempre meglio. In dieci anni di esperienza sono più le delusioni che gli entusiasmi. Ma non bisogna smettere. Questi detenuti, i protagonisti del film, sono entrati e usciti parecchie volte, non è un problema risolvibile con un po' di teatro e di cinema, non illudiamoci.

Parliamo un po' di cinema italiano. Ci sono molti film che non entrano nelle sale, pensi che al cinema italiano servano nuove leggi, magari protezioniste come in Francia, o di progetti specifici?
Fino a sei mesi fa il cinema andava benone, è fisiologico che qualche film non arrivi alle sale, ma se guardi il numero di film di richiamo ce ne sono, eccome, per esempio il “cinema-panettone” che è l'unico che combatte il cinema americano. Poi c'è un cinema di qualità di massa come Muccino, Ozpetek, e comunque ogni volta esce qualcosa di inaspettato. Questo valeva fino a sei mesi fa. Ma non si risolve aumentando i finanziamenti, ci vuole qualcosa di molto più radicale. Non c'è un film dei nostri, che abbiano vinto Cannes o Venezia, che abbia incassato una lira. È mutato il pubblico. Ci sono meno sale urbane, più multisale, i giovani non vanno al cinema, vanno nelle multisale, e non è lo steso modo di fruire un film. Il cinema come il mio o alla Comencini è finito.

E quanto incide il downloading?
Incide? Sì, chi sopravvive sono le major, la liberazione del mercato che si trasforma in monopolio. È interessante se chi scarica riconosce agli indipendenti dei soldi. L'idea che si è diffusa è che la roba non si paga.

Cos'è Rossofuoco?
Dovevo fare un film intitolato Rossofuoco, un film tratto da un libro di Cesare Battisti sulla lotta armata, ma non abbiamo trovato i finanziamenti, contemporaneamente alla Miramax, altro film che non si è fatto, e ho messo via 200 mila euro e ho deciso di fare un film “Dopo mezzanotte” interamente finanziato da me, e ho dato il nome alla casa di produzione del titolo del film non fatto.

Questa intervista verrà letta da studenti del Dams di Imperia, quindi quali consigli vuoi dare a un giovane che ha voglia di fare cinema?
Prima bisogna chiedersi sinceramente se si ha voglia davvero di fare cinema, se si ha qualcosa da raccontare e soprattutto se il cinema è il linguaggio giusto per raccontare quella determinata cosa. Ma se un giovane pensa solo che sia una figata...

Un elemento molto importante nei tuoi film è la musica, quasi un elemento centrale che ha una funzione ben precisa...
In generale ogni film è caratterizzato dal montaggio, è evidente però che la cosa che più si associa all'idea di ritmo è la musica che racconta più dei dialoghi. Un'immagine prima fa musica, il suono del film, prima ancora della sceneggiatura.

In quest'ultimo film, Tutta colpa di Giuda, è quasi privo di sceneggiatura è molto basato sull'improvvisazione, è vero?
Sì è vero, abbiamo dovuto adattare il consueto modo do girare film al tipo di situazione in cui eravamo. La sceneggiatura permette di far succedere le cose che devono succedere nella storia ma ogni scena è nata da un ampio margine di improvvisazione.

Progetti per il futuro??
L'anno prossimo un film per la Tv.

Ora basta con le domande. Il film sta per cominciare. Si spengono le luci. Silenzio.
Partono i titoli di testa. Il profumo di pop corn si diffonde...
Geneviève Alberti (ArtWhere - L'eco della riviera)

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