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Angelo Maggi
Doppiatore e attore

Principali riconoscimenti:
2009 Voci: Miglior Voce Maschile (TV) per Navy NCIS

Filmografia scelta (come attore):
2008 Paolo VI (TV), di F. Gifuni
2004 L'amore non basta, di T. Aristarco
1984 Mi faccia causa, di Steno
1982 Sapore di mare, di C. Vanzina

Attori doppiati più spesso:
John Turturro, Danny Huston, Bruce Willis, Steve Guttenberg, Jackie Chan, Robert Downey Jr., Jean-Pierre Darroussin, Tom Hanks
Maggi con Tom Hanks
Paolo VI
Ragazzo Bombola
In occasione della 13° edizione di Voci, il famoso Festival Internazionale del Doppiaggio Cinematografico e Televisivo, abbiamo intervistato a Imperia l'attore e doppiatore Angelo Maggi. Doppiatore di Robert Downey Jr. e Tom Hanks, Maggi era presente al Festival grazie al premio come miglior voce televisiva per la serie NCIS e per la nomination come miglior voce non protagonista cinematografica per Tropic Thunder. Qui di seguito l'intervista sia video che testuale.

INTERVISTA ALL'ATTORE E DOPPIATORE ANGELO MAGGI
Voce italiana di John Turturro, Bruce Willis, Tom Hanks, Robert Downey Jr.

Per prima cosa, parlaci un pò di te: come e quando hai deciso di passare dalla biologia al doppiaggio cinematografico e televisivo?
"Fin dai tempi dell'antichità", "Dunque, cominciamo col dire subito che" queste erano le prime frasi che dicevo quando davo gli esami all'università. Qualsiasi domanda mi facessero, a cui io magari non sapevo rispondere, per prendere tempo dicevo: "cominciamo subito col dire che" e partivo con un altro discorso che conoscevo meglio. La prendevo alla larga insomma; ma qui prendiamola alla corta. Ho fatto studi scientifici, il liceo classico, mi sono laureato in Scienze Biologiche perché mio nonno aveva una "tenutella" in campagna dove io volevo fare l'allevatore cunicolo, l'agronomo, l''agricoltore. Quindi, qui è nata l’idea di fare biologia, poi però durante gli studi, ancora non mi ero laureato, ho conosciuto Vittorio Gassman che mi ha fatto cambiare idea. Nel senso che ho conosciuto il Teatro con la maiuscola, ho avuto la fortuna immensa di debuttare in teatro con un grande come Gassman e da lì ho cominciato a fare l’attore. Mi sono laureato in biologia dopo che ho debuttato con lui in teatro, pochi mesi dopo.

Ci sono attori che per decine di anni vengono doppiati sempre dallo stesso doppiatore, invece altri cambiano doppiatore da film a film. Tu che ti sei occupato soprattutto di questi ultimi, ci puoi spiegare come mai attori come Bruce Willis o John Turturro non hanno trovato in Italia una “voce ufficiale”?
Attori che per decine di anni hanno avuto la stessa voce potevano esserci in passato, vedi Ferruccio Amendola o il povero Oreste Lionello, ma oggi è un fenomeno che praticamente non esiste più. È proprio scomparso, fa parte del doppiaggio di una volta. Oggi per tanti motivi è molto difficile che un attore possa avere sempre la stessa voce in Italia. Perché? Ci sono tanti motivi, uno dei tanti è la molteplicità dell’offerta, perché oggi la qualità dei doppiatori italiani è cresciuta molto, ci sono tanti doppiatori bravi e un attore può essere doppiato allo stesso modo bene da più di un doppiatore. Poi ci sono motivi economici, perché molto spesso la scelta dipende dalle major americane che hanno rapporti più o meno consolidati con una società di doppiaggio piuttosto che con altre, che hanno un’esclusività di alcuni doppiatori che una società non ha. È un po’ difficile da spiegare però in realtà, comunque sia, non si fa un buon servizio per gli italiani, purtroppo. Perché una volta erano abituati ad avere un volto e una voce incollata che li faceva riconoscere subito… Eravamo abituati un tempo a vedere un film con James Stewart piuttosto che Cary Grant e sentire la voce del doppiatore che era sempre la stessa. Oggi può capitare che in un film importante con protagonista Hugh Grant, per esempio, si senta la voce di Luca Ward e nel film dopo, mentre uno si aspetta di nuovo la voce di Luca Ward, non c’è più, c’è la voce di Angelo Maggi, per esempio. Bruce Willis ha avuto tanti di quei doppiatori che non si contano più, io ho avuto la fortuna di doppiarlo in parecchi film.

Rimanendo a Bruce Willis: la scelta del doppiatore può essere fatta anche per motivi artistici? Ho notato che Sorrentino ha doppiato più spesso film d’azione come gli ultimi “Die Hard”, mentre tu ruoli un po’ più compassati come “Il sesto senso”, oppure questo elemento non rappresenta una scelta?
No, sicuramente è vero quello che dici. Però c’è da dire che film del genere Bruce Willis li ha fatti in passato, poi ha avuto anche lui un’evoluzione con “Il sesto senso”. Infatti, parliamo ormai di dieci anni fa, è stata una scelta precisa da parte delle distribuzioni americane, delle società di doppiaggio italiane e dei direttori di doppiaggio tutti assieme di trovare una voce nuova per Bruce Willis, perché effettivamente con quel film cambiava improvvisamente il suo modo di recitare, con un personaggio totalmente diverso. Non so dirti se io ho la voce meno giusta per doppiare Bruce Willis in certi film d’azione, è tutto da vedere, chi l’ha detto? Io sono un attore, come lo sono tutti i doppiatori: il doppiatore, ricordiamo a chi non lo sa, è - o dovrebbe essere - un attore.

Dal punto di vista interpretativo, come riesci a caratterizzare voci tra loro così diverse come possono essere quelle di Bruce Willis, John Turturro, Steve Guttenberg o Tom Hanks? Ti basi molto sulla voce originale?
Il doppiatore dovrebbe essere colui che riesce a dare delle emozioni ‘per la seconda volta’ a un pubblico che le ha già avute una prima volta in una lingua diversa. Turturro ha dato delle emozioni per un film che ha interpretato recitando nella sua lingua, in inglese, e il pubblico nelle sale ha avuto delle emozioni dalla recitazione dell’attore nel film. La bravura del doppiatore italiano sta nel rinnovare queste emozioni in un’altra lingua, sta alla sua sensibilità di attore di tradurre emozioni in un’altra lingua. Apportando qualcosa di personale, di suo, da attore, però senza stravolgere l’opera originale, cercando di restituire quelle emozioni che l’attore ha dato una prima volta. A me piace dire, partendo dalla mia origine biologica: gli agnelli vengono “doppiati”. Quando una pecora non ha latte sufficiente per nutrire un agnellino, quell’agnello viene “doppiato”, cioè viene dato a una seconda madre che ha il latte sufficiente per continuare il suo nutrimento. A me piace fare questo accostamento, il doppiatore potrebbe essere questo: la seconda madre di un agnello, deve restituire delle emozioni che sono state date una prima volta. E, andando al succo della tua domanda, effettivamente io, personalmente, cerco di avvicinarmi il più possibile al suono che sento in origine. La voce, l’intonazione, i ritmi, tutto quello che l’attore ha messo in quella esperienza io cerco, restituendo quelle emozioni, di ridarlo in un’altra lingua. Quindi un bravo doppiatore, secondo me, dovrebbe essere poco riconoscibile, pur mettendoci molto di personale.

Negli ultimi anni uno dei tuoi doppiaggi più riusciti, secondo me, è stato quello di Robert Downey Jr., sia in Iron Man che Tropic Thunder, in cui hai doppiato il personaggio in modo differente dalla precedente caratterizzazione di Sandro Acerbo. Come è stato approcciarsi ad un attore tanto caratterizzato precedentemente da un tuo collega? È questo il Downey Jr. che vedremo nei prossimi anni?
Non ho mai visto un film di Downey Jr. doppiato da Sandro Acerbo, ti dico la verità. Quindi non lo conosco, per colpa mia, è un attore che conoscevo poco, poi ho avuto la fortuna di approcciarmi a lui con Iron Man la prima volta ed è un attore straordinario che ha un’origine, un’esperienza passata molto travagliata. È passato attraverso anni e anni in cui è stato malissimo, si è ritirato, non lavorava più. Poi piano piano è uscito da un lungo tunnel e questo suo aver sofferto si vede nella sua recitazione. Ha una maturità e una sofferenza dentro che viene fuori nello spessore che lui dà ai suoi personaggi. Uno ancora più importante lo vedrete in un film che ho doppiato e che dovrà uscire che si chiama “The Soloist”, il solista. Per quanto riguarda il futuro non lo so, ci saranno degli altri “Iron Man” sicuramente, poi “Sherlock Holmes” [poi doppiato da Luca Ward, NdI], ma non sappiamo, nessuno lo sa. A me piacerebbe avere la fortuna e l’opportunità di doppiarlo ancora, però non lo sappiamo.

Tra i tanti attori a cui hai prestato la voce, quali sono quelli che ti hanno dato più soddisfazioni e quali quelli con cui hai avuto più difficoltà a confrontarti?
Difficoltà a confrontarmi con gli attori non bravi. Cioè, sono stati gli attori molto spesso di fiction televisive americane oppure soap opera argentine, piuttosto che brasiliane, messicane, perché sono attori che non son bravi e non ti aiutano. Sono attori in cui devi mettere tutto di te, non ti puoi appigliare a niente. Più gli attori sono bravi e più è facile doppiarli, non è un controsenso, è la verità. Gli attori con cui mi fa più piacere confrontarmi? Forse sono gli attori con cui “faccio meno fatica”. Quelli che hanno un’estrazione, un modo di porsi brillanti, delle corde ironiche: quindi tra tutti Tom Hanks, Hugh Grant, Robert Downey Jr. stesso, ma anche Bruce Willis che ultimamente ho avuto l’opportunità di doppiare in qualche commedia come “Bandits” per esempio. Se ne devo scegliere uno: Tom Hanks, che ho conosciuto personalmente a Venezia per la presentazione del film “The Terminal”, ci hanno presentato, io gli ho detto: “Sono la tua voce italiana per questo film, e per gli altri film che hai fatto con la DreamWorks del tuo amico Steven Spielberg” – che era lì vicino a lui – “perciò” – gli ho detto – “lavora sempre con la DreamWorks perché lavori tu e lavoro pure io!” e lui si è messo a ridere. Molto simpatico, ironico.

Il tuo sogno nel cassetto?
Doppiare il più possibile Tom Hanks! Turturro è un attore che mi piace molto, credo che sia l’attore che ho doppiato di più, anche se spesso l’ha doppiato benissimo un mio amico carissimo – perché sia tutti amici tra di noi – Pasquale Anselmo. Non c’è invidia, siamo tutti amici, ma è un gioco dei quattro cantoni. Però c’è il direttore del doppiaggio che giustamente deve avere la libertà di poter scegliere le voci più giuste, che lui ritiene più adatte. Però se siamo attori dovremmo, se l’attore ha fatto un certo tipo di cambiamento, essere all’altezza di doppiarlo anche noi in una maniera diversa da un altro film. È un vecchio discorso di antitesi da doppiatore e direttore di doppiaggio che io, incarnando tutti e due, capisco… ma fino a un certo punto: sto più dalla parte dell’attore.

Oltre al doppiaggio e al teatro hai avuto esperienze anche di cinema: le commedie di Vanzina, “L’amore non basta”…
Beh, continuo, non è che mi sono fermato. Tra dieci giorni debutto in teatro a Roma con una commedia, che metto in scena da tre anni ormai, “Uomini alla crisi finale”, al Salone Margherita di Roma. Poi ho fatto una fiction per la RAI sulla vita di Paolo VI dove interpretavo Papa Pacelli; insomma mi divido in tutto quello che è dato a un attore di poter interpretare. Sono un interprete, dove posso interpretare mi trovo a mio agio.

Tornando al doppiaggio, questa sera (26-09-2009) al Festival del Doppiaggio “Voci” sei in lizza con due nomination: Miglior voce televisiva maschile e Miglior voce cinematografica non protagonista…
Ho avuto due nomination anche al Gran Premio del Doppiaggio che si svolge a Roma e non ho vinto niente. Ero nominato come attore non protagonista e l’ha vinto Luca Biagini, sono arrivato secondo; ero nominato come direzione di “Prison Break”: secondo. [a Voci invece gli è andata meglio, si è aggiudicato il premio come Miglior voce televisiva maschile per la serie Navy NCIS, NdI]

Per concludere, puoi spiegare ai non addetti ai lavori il ruolo del direttore del doppiaggio?
Il direttore del doppiaggio è la figura che nel cinema è il regista, che dirige gli attori sul set. Il direttore del doppiaggio dirige i doppiatori in sala di doppiaggio, ma questa è l’ultima fase. Prima di questa c’è la visione del film, i dialoghi, che non sempre fa il direttore, li fa un dialogista, traduzione e dialoghi, poi il direttore fa la distribuzione del film o della serie televisiva. Quindi vede tutta quanta la serie o tutto il film e sceglie le voci giuste per tutti quanti i personaggi; questa è una fase preparatoria, si fa in moviola o, adesso che c’è il DVD, alla cassa. Uno si mette lì, si vede il film e dice “per questo metto questa voce, per questo metto Francesco Prando, qui Francesca Fiorentini, qui metto Mino Caprio” e si fa la distribuzione. In ufficio c’è la ragazza che chiama: “Francesco Prando, puoi fare questo film per cui Angelo Maggi ti ha scelto?” “Sì.” “Quando lo puoi fare?” “Il dodici novembre, al primo turno.” “Benissimo.”. C’è tutta la preparazione del film, che non la fa il direttore del doppiaggio, poi si va in sala di doppiaggio. Si arriva in sala di doppiaggio, il direttore sta dietro al vetro, il doppiatore sta in sala. L’attore recita e il direttore dietro: “No, hai sbagliato, la devi fare così”.

Quindi anche sull’interpretazione è il direttore del doppiaggio a indirizzare i doppiatori?
Beh, oggi veramente si improvvisano direttori del doppiaggio un po’ tutti, quindi succede spesso, purtroppo, che dietro al vetro di sia un “direttore del doppiaggio” giovane, alle prime armi, e in sala Michele Kalamera [voce storica di Clint Eastwood, NdI]. Secondo te il ragazzino che sta lì dietro dirigerà Michele Kalamera oppure Michele Kalamera farà il film con la sua sensibilità e il direttore giovane che sta là dietro dirà “Benissimo Michele”? Quindi dipende molto. Io ho 53 anni, dirigo dei giovani che hanno vent’anni, trent’anni, se un giovane di trent’anni dirige me… è diverso. Dipende insomma. Una volta direttore del doppiaggio si diventava a sessant’anni quando ne avevi fatto quaranta da attore e allora gli davi del lei: “Buongiorno, come la vuole questa battuta?”. Oggi arriva un ragazzino di vent’anni: “devi fare un film con questo qui” “Chi è il direttore?” “Pippetto…” “E chi è?” “Guarda che ti diamo 500€” “Si, ma chi è”… Oggi il doppiaggio morirà. In cinquant’anni non ci sarà più, stiamo andando sempre peggio.

Marco Frassinelli
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