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Stagione 2007 2008
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4 MESI 3 SETTIMANE E 2 GIORNI
(Romania 2007) di Cristian Mungiu – dur. 113’
Con Anamaria Marinca, Laura Vasiliu, Vlad Ivanov, Alex Potocean
Otilia e Gabita dividono la stanza in un pensionato universitario di una cittadina rumena negli anni del comunismo. Quando scoprono che una delle due è incinta inizia il calvario per trovare il modo di abortire illegalmente.
Bucarest, anno 1987
Quando un film vince il Festival del Cinema di Cannes "deve" essere bello per forza. Quando un film, poi, lo vince da totale outsider nell'edizione in cui era presente la più alta concentrazione di autori riconosciuti che si ricordi (per un veloce ripasso: Kar-Wai, Coen, Tarantino, Sokurov, Van Sant, Kusturica, ecc.) "deve" essere davvero meraviglioso. 4 mesi, 3 settimane e 2 giorni è riuscito in tutto ciò, raccogliendo in Costa Azzurra critiche elogiative, quando non addirittura entusiastiche (con le poche ma doverose eccezioni) prima e dopo l'assegnazione della Palma d'Oro. Con tante e tali aspettative, a pochi mesi dalla conclusione del festival, il film rumeno di Christian Mungiu (inserito nella serie "Racconti dell'età dell'oro" dedicata agli anni del regime comunista) è giunto ora nelle sale.

Gabita, giovane studentessa rumena, scopre di essere ormai al quinto mese di gravidanza. Decisa a non avere il bambino, si rivolge all'amica e compagna di stanza Otilia e con lei si affida al mercato clandestino (siamo a Bucarest nel 1987, nel pieno regime di Ceausescu, e sono previste severe pene per chi interrompe una gravidanza) e alle mani di Bebe, specialista in interventi drastici, risoluto e senza scrupoli. La pellicola inizia qui, con gli ultimi preparativi delle due ragazze, la raccolta dei soldi necessari e l'incontro con il "dottore", nel disperato tentativo di non far sapere a nessuno cosa si stava tentando di fare. L'immaturità di Gabita, la dedizione e la decisione di Otilia, la freddezza di Bebe: i rapporti umani e la fragilità delle situazioni sono al centro della trama che affronta una tematica talmente bollente e spinosa da rischiare di oscurare tutto il resto.

La decisione di far vedere in primo piano un feto morto, verso la fine del film, è stata, com'era prevedibile, ampiamente discussa e commentata. A mio parere non si tratta di una scelta gratuita, ma di una soluzione sì drastica, ma convincente. Abortire può essere considerato giusto o sbagliato, non è questo che conta: il film travalica la discussione senza esporre una tesi ma semplicemente (si fa per dire) mettendo di fronte alla claustrofobica oppressione di una situazione puramente personale che è però specchio del momento critico di un intero Paese.

Tralasciando le disquisizioni etiche, 4 mesi, 3 settimane e 2 giorni è semplicemente un film molto bello. Un'opera povera, nei mezzi e nelle scene, ma arricchita da attori davvero bravissimi, da una modalità narrativa diretta (cruda) e sceneggiata egregiamente. Se un difetto lo vogliamo trovare, si può dire che le riprese sembrano un po' forzatamente "d'autore". E' davvero l'unica cosa non convincente: teste non inquadrate che parlano, figure mozzate, messa a fuoco incostante... una trasandatezza eccessivamente ricercata che stride un po', quasi fosse un marchio registrato di autorialità. Christian Mungiu, 39 anni, aveva già raggiunto le sale internazionali con Occident - vincitore di numerosi premi prestigiosi - nel 2003. Gabita è interpretata da Laura Vasiliu, sovrastata in bravura da Anamaria Marinca nel ruolo di Otilia: due attrici quasi esordienti che meritano solo elogi. Uscendo dalla sala, la vittoria a Cannes di questo film appare, effettivamente, quasi ovvia.
Carlo Griseri (www.cineboom.it)
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