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SITGES 2007
40° Edizione
Sitges - Festival internazionale del cinema della Catalogna (Spagna, dal 1968) è uno dei più importanti festival dedicati al cinema fantastico.


Sito ufficiale
Sitges Festival


Altre risorse
Sitges 2007 (prima parte)
Blade Runner
Syd Mead
Rutger Hauer
SITGES 2007: IL REPORTAGE (seconda parte)

Continua il nostro reportage dal Festival di SITGES (qui potete leggere la prima parte). In coincidenza con il suo 40° anniversario il festival cinematografico di Sitges lo scorso Ottobre ha festeggiato anche il 25° compleanno di Blade Runner, di cui è stata proiettata l’ennesima versione: Blade Runner: The final cut (che ha contribuito ad aumentare la confusione nello spettatore, ormai non più in grado di riconoscere quale versione sia la più fedele alla visione di Ridley Scott) ed ha fatto arrivare nella cittadina Spagnola Syd Mead, designer degli splendidi set del film, ed un gentilissimo Rutger Hauer che, oltre a rispondere alle domande dei giornalisti, ha promosso la causa umanitaria, da lui finanziata, delle donne in Africa.
La locandina
Una scena del film
Belén Rueda
THE ORPHANAGE di J.A.Bayona
La manifestazione è stata inaugurata dalla proiezione, fuori concorso, di The Orphanage, debutto nel lungometraggio del trentaduenne regista catalano J.A.Bayona. Prodotto da Guillermo del Toro, il film rielabora le atmosfere cupe di The Others, introducendo gli elementi classici delle case infestate, il risultato è un Horror originale che, senza utilizzare gli abusati effetti “gore”, riesce ad infondere nello spettatore una sensazione di inquietudine che lo accompagna per tutta la durata del film. Bayona racconta la storia di Laura, a cui da il volto la brava Belén Rueda, una donna che, con il figlio ed il marito, rileva il vecchio orfanotrofio dove, da bambina, ha trascorso l’infanzia. Il progetto è quello di ristrutturare l’edificio per riaprire il ricovero dei piccoli orfani, ma il giorno dell’inaugurazione Simon, il figlio della coppia, scompare misteriosamente e la disperata ricerca della Madre riporterà alla luce i segreti sepolti della casa.
La locandina
Una scena del film
Iliana Fox
KM 31 di Rigoberto Castaneda
Presenze spettrali anche nella co-produzione Spagnolo-Messicana Km. 31, ma questa volta ad essere infestato è un tratto della provinciale che attraversa un nebbioso bosco sulle montagne del Messico. Il 31° chilometro del titolo è teatro delle apparizioni di un misterioso bambino, la cui comparsa è causa di una serie di incidenti da parte degli automezzi che percorrono la strada. Indagando sulle cause che hanno fatto finire in ospedale Agata (Iliana Fox), l’ultima vittima degli inspiegabili incidenti sulla provinciale maledetta, la sorella gemella ed un ispettore di polizia scopriranno una terribile maledizione, le cui origini risalgono ad una triste storia di bambini morti annegati alcuni decenni prima. Km. 31, scritto e diretto dall’esordiente Rigoberto Castaneda, inizia come una promettente storia di terrore psicologico e lo spettro del ragazzino è veramente agghiacciante, ma sfortunatamente, dopo poco, la vicenda si perde in un guazzabuglio di citazioni degli Horror orientali in stile The Ring e The Grudge, perdendo di vista la coerenza della narrazione, risultando alla fine insopportabilmente lento e soporifero.
La locandina
Una scena del film
John Hensley
DENTI - TEETH di Mitchell Lichtenstein
Andiamo decisamente meglio con Teeth, piccola produzione indipendente di Mitchell Lichtenstein, un altro esordiente nel lungometraggio, da molti ormai considerato un cult movie, a metà strada tra la “Teenage – Comedy” ed il “gore – movie”, il film segue le disavventure di Dawn (la rivelazione Jess Weixler, premio come migliore attrice all’ultimo “Sundance Film Festival”) un’adolescente che professa la filosofia della conservazione della verginità tra i giovani.
Quando Tobey (Hale Appleman), un amico della ragazza che condivide gli stessi ideali, preso dall’eccitazione non riesce a reprimere i propri istinti sessuali e tenta di violentarla, scoprirà a spese delle sue parti intime e per lo stupore di entrambi, che la vagina di Dawn è dotata di “denti” affilatissimi.
Le dita di un ginecologo, cui la ragazza si era rivolta per comprendere la strana mutazione del proprio corpo, e gli organi genitali del fratellastro Brad (John Hensley, già apprezzato nella serie TV Nip /Tuck e che, invitato a Sitges, ha fatto la felicità del pubblico femminile del Festival) subiranno la medesima amputazione, mentre Dawn, finalmente conscia delle possibilità del suo corpo, si avvia a diventare il nuovo simbolo dell’affermazione dei diritti delle donne.
Prendendo spunto dal mito della “Vagina Dentata”, Teeth incarna l’ancestrale paura maschile della castrazione e, sotto l’apparenza di una disimpegnata commedia giovanilistica, mette in scena un’attenta analisi dell’universo delle adolescenti, con sufficienti sottotesti da essere argomento di discussione per un corso di psicologia e che rimanda, per le tematiche affrontate, a May, di Lucky McKee, pellicola presentata in una delle scorse edizioni del Festival.
La locandina
Una scena del film
Robert Englund
JACK BROOKS: MONSTER STAYER di Jon Knautz
Nella cittadina Catalana, a ritirare il premio alla carriera, è arrivato anche Mister Freddy Krueger, ovvero Robert Englund, una icona del cinema Horror moderno, con lui c’erano anche il ventottenne regista canadese Jon Knautz e l’attore e produttore Trevor Matthews, per presentare Jack Brooks: Monster Stayer, una commedia del terrore sulla falsariga di Buffy, qui il personaggio del titolo, interpretato da Matthews, è un idraulico che in tenera età ha assistito all’assassinio dei genitori da parte di una creatura mostruosa.
Afflitto da improvvisi attacchi di ira che non riesce a controllare, Jack Brooks ha seri problemi anche a relazionarsi con i compagni del college e subisce spesso le angherie dei bulli dell’Istituto. Una sera, mentre sta fissando le tubature del Dottor Crowley (Englund), il suo professore di Storia ed Antropologia, i due liberano accidentalmente una creatura demoniaca dall’interno di una cassa proveniente dall’Africa, che si impossessa del corpo del docente e si prepara a pasteggiare con le teneri carni dei suoi alunni, sarà allora che Jack troverà il modo di usare in maniera costruttiva la propria rabbia. Prodotto destinato principalmente ad un pubblico di teenagers, Jack Brooks: Monster Stayer diverte anche un pubblico più adulto e vuole essere, nelle intenzioni dei suoi autori, una risposta alla pletora di pellicole "Torture Porn" alla Saw ed Hostel ed un ritorno ai “Monster Movies” di un periodo in cui era piacevole e divertente venire terrorizzati.
La locandina
Una scena del film
Robert Kurtzman
THE RAGE di Robert Kurtzman
Vedere le 1800 poltrone dell’Auditorio, una delle quattro sale dove si è svolto il Festival, occupate anche durante le proiezioni di mezzanotte da un festoso pubblico che ha accettato di fare ore di coda per procurarsi il biglietto, o il teatro del Retiro traboccante di spettatori nel corso delle maratone notturne (con inizio delle proiezioni all’una e conclusione alle sei è trenta del mattino!), la dice lunga sullo stato di salute del cinema oltre i Pirenei! Proprio durante uno di questi Tour de Force di ogni vero fan del cinema di paura è stato proiettato The Rage, ultima fatica di Robert Kurtzman dopo l’abbandono della KNB Effects, la più qualificata factory di effetti speciali Statunitense, fondata da Kurtzman insieme a Greg Nicotero e Howard Berger.
Ma il lavoro del maestro del Make-up è stato anche, purtroppo, una delle delusioni più cocenti del festival! Avevamo già apprezzato il debutto alla regia di Kurtzman con The Demolitionist ed anche il successivo Wishmaster, era lecito prevedere quindi che ora, svincolato dai molteplici impegni dell’FX Studio, il buon Bob ci deliziasse con un film da leccarsi i baffi…o meglio, il sangue! Quello a cui abbiamo assistito è stato invece uno “Z-movie” senza ne capo ne coda, in cui il Dottor Vasilienko (Andrew Divoff) è uno scienziato folle, screditato dal governo, che ha sintetizzato un virus capace di mutare gli esseri umani in creature mostruose dagli istinti cannibali. Nonostante la presenza di Divoff e di Reggie Bannister (ricordate la saga di Phantasm?), la storia è inesistente, il budget risicato ed anche il reparto degli effetti speciali, da cui ci aspettavamo trucchi mirabolanti, sono forse il punto più dozzinale dell’intera operazione (litri di sangue e chili di frattaglie buttati sullo schermo senza alcuna accuratezza anatomica ed uno stormo di avvoltoi infettati realizzati in stop motion degni di un film con Boldi e De Sica!). Kurtzman sembra comunque credere nel progetto, al punto da realizzare, insieme con la rivista Fangoria, una serie di albi a fumetti con le nuove atrocità del Mad Doctor.
La locandina
Una scena del film
Ken Foree
THE BROTHERHOOD OF BLOOD di Peter Scheerer e Michael Roesch
Qualità che langue anche per The Brotherhood of Blood, altro Low Budget diretto dalla coppia Peter Scheerer e Michael Roesch, protetti di Uwe Boll, per cui hanno realizzato le sceneggiature di Alone in the Dark e House of the Dead 2: Dead Aim, storia di vampiri con un cast sinceramente sprecato, composto da Sid Haig, Ken Foree e Jason Connery dove, complice una sceneggiatura sgangherata e l’ora tarda, siamo caduti un paio di volte tra le braccia di Morfeo!
Stupisce solo come un bravo caratterista del calibro di Ken Foree, giunto a Sitges insieme a Kristina Klebe per promuovere il remake di Halloween ad opera di Rob Zombie (a nostro parere un po’ deludente, in quanto nel tentativo di raccontare le origini del Serial Killer di Haddonfield, cancella quell’alone soprannaturale di mistero e di personificazione del Male stesso che avevano sempre circondato il personaggio di Michael Myers), si lasci troppo spesso coinvolgere in pellicole di infima qualità, che rischiano di relegarlo per sempre in produzioni di serie B.
La locandina
Una scena del film
Sarah Thompson
BABYSITTER WANTED di Michael Manasseri e Julian Barnes
Vera sorpresa del Festival è stato invece Babysitter Wanted, proiettato nella sezione Midnight Xtreme, poco pubblicizzato e con un titolo non particolarmente invitante, il film, codiretto da Michael Manasseri e Julian Barnes (neanche a dirlo anche loro al debutto nel lungometraggio) è una delle storie più originali e raffinate degli ultimi anni.
Quello a cui ci aspettavamo di assistere era l’ennesimo Slasher, con un’altra teenager vittima delle “attenzioni” omicide del solito Serial Killer, ma ciò che hanno fatto invece i due registi e stato prendere a prestito elementi di pellicole come Halloween e Quando chiama uno sconosciuto e miscelarli insieme per costruire una storia che demolisce ogni certezza dello spettatore: la giovane e timida Angie Albright (Sarah Thompson) lascia la madre per iniziare gli studi al college.
L’impatto con l’Istituto non è dei migliori, la relazione con la compagna di camera è tutto meno che idilliaca e l’appartamento è anche peggio. Per poter acquistare un nuovo letto su cui dormire, Angie accetta un lavoro come babysitter presso i coniugi Stanton (Bruce Thomas e Kristen Dalton), una giovane coppia che vive in una fattoria isolata e necessita di qualcuno che tenga d’occhio il figlioletto mentre è ad una riunione di agricoltori.
Sam è un bambino molto taciturno, ha un cappello da cowboy che non toglie mai e, per una carenza di globuli rossi nel sangue, mangia solo un particolare tipo di carne, estremamente raro.
Ma quella che doveva essere una tranquilla serata davanti alla TV, si trasforma in un incubo quando la ragazza inizia a ricevere le consuete agghiaccianti telefonate di ogni classico Horror che si rispetti ed un minaccioso individuo, con il volto sfregiato ed un lungo coltello, tenta di introdursi nel casolare, terrorizzandola. Fin qui nulla di nuovo sotto il sole, i classici tasselli del cinema della paura vanno ad incastrarsi uno sull’altro in una sceneggiatura, scritta dallo stesso Barnes, tipica del genere, ma è proprio qui che i due autori spiazzano il pubblico con un susseguirsi di imprevedibili colpi di scena che capovolgono completamente gli eventi, nulla e nessuno è ciò che sembra, in una pellicola in cui, finalmente, gli effetti “gore” sono al servizio di una solida storia.
Babysitter Wanted piacerà anche agli amanti dello Splatter: ragazze fatte a pezzi a colpi di ascia, budella fumanti, caviglie impalate ed una particolare scena in puro stile Texas Chainsaw Massacre che farà sicuramente abbassare lo sguardo allo spettatore più sensibile, fanno la felicità di ogni “Horror-maniaco”.
Roberto D'Onofrio (www.horror.it)
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