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Lunedì 21 novembre Ore 16:15 - 21:00
LA PADRINA - Parigi ha una nuova regina (La Daronne)

((Francia, 2020) di Jean-Paul Salomé - dur. 106’
Con Isabelle Huppert, Hippolyte Girardot, Farida Ouchani, Liliane Rovère, Iris Bry.
Patience Portefeux lavora come interprete arabo per la polizia francese e si è specializzata in intercettazioni telefoniche per l'unità antidroga. Il suo è un lavoro duro e mal retribuito, ma il comandante è affascinante. Un giorno, mentre ascolta degli spacciatori ricercati, Patience scopre che uno di loro è il figlio della donna fantastica che si prende cura di sua madre. Decidendo di proteggerlo, finirà per essere travolta dalla situazione e per trasformarsi nella più grande spacciatrice della zona.

Premi:
Vincitore di 1 premio internazionale più altre 2 nomination.

Locandina del film immagine tratta dal film
Così la critica:
Massimo Lastrucci (Cineforum)
Innanzitutto, ci dice quanto i confini della moralità contemporanea corrente si siano spostati e non è cosa scontata. In una Parigi dove la popolazione è ormai un miscuglio fermentante di etnie e ceti sociali con le regole e la prassi della legge e delle sue forze ormai troppo in ritardo rispetto agli orizzonti sociali, noi siamo propensi a parteggiare per la minuta Patience che, dietro alle pose della “sciuretta” tutta sapidità e savoir vivre, nasconde una super mente criminale di raffinata genialità.


Carolina Iacucci (Cinematographe.it)
Grande merito del film, tragicommedia, ma anche noir (thriller, polar: dentro c'è un mondo di sottogeneri) e favola urbana ipercontemporanea pur senza ambizioni di realismo e tantomeno di denuncia sociale, è infatti quello di aver rappresentato una Parigi sì multietnica, ma soprattutto immiserita, in cui anche chi, come la protagonista, ha studi importanti e una carriera, è costretto ad accumulare ritardi nei pagamenti a causa di condizioni di vita materiale sempre più faticose da sostenere, talvolta persino soffocanti. Il fascino con cui Patience seduce il pubblico, che 'simpatizza' per lei in barba a ogni imperativo morale interiorizzato, le deriva allora proprio dalla spregiudicatezza con cui affronta la fortuna avversa e tenta di correggerla, per ricondurla ai suoi termini, per riportarla sotto l'egida del suo desiderio soggettivo, indifferente al dominio del reale condiviso.

Paola Piacenza (Corriere della Sera)
Salomé traduce il romanzo di Hannelore Cayre, avvocata penalista, in una farsa su guardie e ladri in cui i personaggi - flic, cinesi, arabi - sono cliché ben serviti, ma è soprattutto l'infantile piacere della trasgressione della protagonista che contagia e diverte.

JEAN-PAUL SALOME (Parigi, Francia, 1960)
Salomé studia cinema all'università Sorbonne prima di cominciare a lavorare come assistente regista per Claude Lelouche. In seguito è regista televisivo, di commercials e di un paio di cortometraggi. Il primo lungometraggio risale al 1993 ('Les Braqueuses'). Il successivo 'Restons groupés' (1998) è un'incursione nel mondo delle vacanze organizzate: per Fittante (SC) "stereotipi a gogò e solo qualche risata". Nel 2001 dirige 'Belfagor', il noto fantasma dell'omonima serie televisiva del 1965. In Francia è uno dei film più stroncati della stagione, ai limiti dell'ingiuria. Si dedica poi ad un film su 'Arsenio Lupin' (2004), un ibrido tra Zorro e Indiana Jones. Caprara (La Stampa) invita a "dimenticare l'Arsenio Lupin finora conosciuto". I successivi 'Les Femmes de l'ombre' (2008) e 'The Chameleon' (2010) sono inediti in Italia. Conosciuto per le sue ricostruzioni storiche piuttosto accademiche, nel 2013 Salomé cambia registro e genere con 'Je fais le mort', una commedia poliziesca che guarda a Blake Edwards e a Billy Wilder. Dopo 'La padrina', Salomè ha diretto 'La Syndicaliste', presentato a Venezia 2022. A proposito di Isabelle Huppert: “Lei non parla arabo, l'ha dovuto imparare foneticamente. Aveva tutte le sue battute registrate e imparò tutto sillaba per sillaba. Avevamo marocchini nel cast che ascoltavano i suoi dialoghi e dicevano che lei parlava benissimo, con un leggerissimo accento francese” (J.P. Salomé).
Foto del regista
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