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Lunedì 18 Novembre Ore 16:15 - 20:15 - 22:30 - FILM IN LINGUA ORIGINALE
ROMA
(Messico/USA 2018) di Alfonso Cuarón – dur. 135’
con Yalitza Aparicio, Marina de Tavira, Marco Graf, Daniela Demesa, Diego Cortina Autrey.

Ambientato negli anni '70 e ispirato alle donne della sua infanzia, “Roma” prende il titolo da un quartiere di Città del Messico e narra un turbolento anno all'interno di una famiglia borghese nella quale hanno trovato spazio Cleo, giovane domestica, e Adela, collaboratrice. Le due donne, entrambe di origine mixteca, aiutano Sofia, madre di quattro figli, a superare i tradimenti del marito, affermato medico, mentre fuori da quella ricca e spaziosa casa tumulti sociali e conflitti politici infiammano il Paese

FILM IN LINGUA ORIGINALE, CON SOTTOTITOLI IN ITALIANO

Premi
Vincitore di 215 premi internazionali più altre 193 candidature, tra i quali il Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia, 3 Premi Oscar (Film straniero, Regia, Fotografia) più altre 7 candidature, 2 Golden Globe (Regia, Film straniero) più un’altra candidatura, 3 Premi Bafta (Film, Film non in inglese, Fotografia) più altre 3 candidature, 1 David di Donatello (Miglior film straniero), 1 Goya (Miglior film iberoamericano).

Locandina del film immagine tratta dal film
Così la critica:
Federico Gironi (Comigsoon.it)
Racconta di una fine, e di un nuovo inizio, “Roma”. Di un matriarcato che ha cresciuto e accudito il regista, che così ringrazia. Alfonso Cuarón muove la macchina da presa agile e liquida attorno a tanti personaggi, dentro a scenografie che ricostruiscono il passato in maniera sontuosa, cercando di arginare con l'eleganza ossessiva della forma il trasporto del sentimento, finendo a tratti col soffocarlo.

Paola Casella (MyMovies)
Il ritratto di una dignità umana così profonda e inalienabile da trasformare ogni cosa in straziante bellezza. In un bianco e nero pastoso che mescola ricordi nostalgici e denuncia sociale, con “Roma” Cuaron torna alle proprie radici e racconta il Messico della sua infanzia, nonché il debito di riconoscenza che tutti i figli della borghesia messicana devono alle tate e alle "sguattere" che li hanno cresciuti con amore e devozione. “Roma” è il suo film più intensamente personale e più provocatoriamente politico, e racconta un intero Paese attraverso il suo frattale minimo, e il più indifeso.

Silvana Silvestri (Il Manifesto)
Il processo che da tempo in vari paesi del latinoamerica ha portato al lungo lavoro sulla memoria è anche al centro dell'ultimo magnifico film di Alfonso Cuaron, “Roma”, che apparentemente si aggira tra le tranquille stanze di un appartamento del borghese quartiere di Città del Messico che dà il titolo al film e rimette in scena nodi non risolti della società. Un lungo periodo di amnesia su dittature e massacri ha colpito Argentina e Cile, ma anche in Messico non si sono fatti i conti con i massacri compiuti dai corpi speciali paramilitari addestrati negli Stati Uniti dalla Cia in azione contro le manifestazioni studentesche del 1971.

Marco Triolo (Film TV)
È un film di donne “Roma”, dove gli uomini sono padri assenti o che addirittura rifiutano la paternità. Dove le donne, subalterne in una società prettamente maschile, hanno in realtà una forza, una resistenza e un senso di responsabilità e praticità ben maggiore, oltre a essere molto più oneste riguardo i propri sentimenti. È una visione che nasce dall'esperienza di Cuaron, nel suo film più personale.
ALFONSO CUARON
Messico, 1961

Studia cinema e filosofia all’Università nazionale autonoma del Messico. Lavora quindi come aiuto regista sui set di diversi film e dirige programmi televisivi prima di esordire nella regia cinematografica con 'Solo con tu pareja', campione d’incassi messicano nel 1992. Il successo gli apre le porte di Hollywood, dove dirige 'A Little Princess' e 'Paradiso perduto' (1998). Nel 2000 firma, in Messico, 'Y tu mamà tambien', straordinario racconto di una educazione sentimentale premiato a Venezia. Nel 2004 è di nuovo negli States per il terzo episodio della saga di ‘Harry Potter’: 'Il prigioniero di Azkaban'. Nel successivo 'I figli degli uomini' (2006) Cuaron traccia un affresco sinistro, dove gli incubi del domani sterile e cattivo assomigliano agli orrori di un presente cinico e aggressivo. 'Gravity' (2013) è una scommessa vinta, con due star (Clooney e Bullock) in odissea nello spazio: Cuaron "sceglie una fastosa illustrazione grafico-visiva che lascia allibiti per l'eleganza tragica con cui si riempie il vuoto” (Porro, CdSera). ‘Roma’ è il suo ottavo lungometraggio.
Foto del regista
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