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STEFANO BIGLIA
(Genova, 3 marzo 1969)

Stefano Biglia, genovese, è nato il 3 marzo 1969. Vent’anni più tardi, inizia a frequentare la Scuola Chiavarese del Fumetto, mettendo a profitto la sua passione per il disegno. Qui, conosce Renzo Calegari, nel cui studio entrerà nel 1990, collaborando alla realizzazione di due storie noir, una delle quali apparsa sulle pagine di Ken Parker Magazine. Sempre nel 1990, Biglia inizia a lavorare per "Il Giornalino", disegnando numerose storie western e d’avventura.
Il 1994 è l'anno del suo approdo alla Sergio Bonelli Editore: nel gennaio di quell'anno, infatti, viene pubblicata La ballata di Zeke Colter, avventura di Tex che Biglia disegna insieme a Calegari e Luigi Copello. I testi sono di Claudio Nizzi e la storia appare sull'Almanacco del West. Dopo questa esperienza, Biglia entra nel team di disegnatori di Nick Raider. Dopo tre storie disegnate in coppia con Copello (la prima delle quali s'intitola Nessuno è innocente, scritta da Nizzi e pubblicata sul numero 84 del maggio 1995), realizza anche un numero in solitaria pubblicato nel febbraio 1998 (Un delitto inspiegabile, testi di Afredo Nogara). Successivamente diventa uno dei disegnatori di Magico Vento, serie su cui esordisce disegnando La maschera del dio cannibale (testi di Gianfranco Manfredi, n° 28 dell'ottobre 1999) e per cui lavora ancora attualmente. [fonti: sergiobonellieditore, wikipedia]
Tra le sue opere più recenti ricordiamo il primo volume di Atlantide Experiment per la francese Soleil e La vera storia del Polpo Mario scritta da Rudy Ciuffardi ed ambientata a Sestri Levante.
Qual è il tuo rapporto con il cinema?
Interessato ma non particolarmente appassionato…intendo non quelle passioni che ti fanno ricordare i registi, gli attori, molte volte scordo anche i titoli e impazzisco ogni volta che vado in videoteca. E’ comunque un bello svago che in più contribuisce ad arricchirmi anche professionalmente.

Quanto il cinema si rispecchia nel tuo lavoro?
Quando immagino una pagina la penso sempre da un punto di vista cinematografico. L’intento è quello di rendere un movimento di camera.
Le tecniche narrative del fumetto sono molto simili a quelle del cinema, anche se nel primo bisogna fare molta più sintesi e scegliere il momento più adatto per quello che si mette in campo. In passato ho fatto molto riferimento ai classici in bianco e nero. Mi aiutavano molto i giochi di contrasto per la mia crescita stilistica e lo fanno tutto’ora . Anche se la mia tendenza è verso un segno più lineare. Penso ad esempio al cinema di John Ford, tante pellicole sembravano fatte apposta per essere disegnate.

Perchè hai scelto questo soggetto? Per il film, il regista o la bellissima attrice?
Per tutti e tre i motivi. Mi divertiva l’idea di rappresentare Claudia Cardinale in un ruolo degno dei “cattivoni” di Sergio Leone. Senza privarla però della nota sensualità.
Sergio Leone è un’innovatore nel suo genere.

La tua vita professionale è strettamente legata al genere western, dalle prime storie sul Giornalino a Tex e Magico Vento. E' stato un percorso casuale o il cinema western ti ha sempre affascinato in modo particolare?
Non è un caso ma forse una condanna della quale non me ne dispiaccio. Tipo il sex-simbol al quale tocca sempre la parte del bello… si lamenta, vorrebbe altre parti ma poi… la “gnagna” gli piace e guai a chi la tocca. A me viene facile disegnare cavalli, paesaggi naturali, indiani. Diventa normale e piacevole che mi vengano chieste collaborazioni in tal senso.

Quali sono i tuoi registi preferiti?
Non ho registi preferiti. Mi appassiono alla storia più che a chi la crea. Questo mi lascia molto libero nel giudicare se mi è piaciuta o no. Conosco gente che và al cinema solo quando esce l’ultimo dei Cohen... ogni 2 anni?

Tre film che porti nel cuore?
Questa domanda sa di catastrofico! Mi sono piaciuti diversi film che mi hanno trasmesso qualcosa di unico. Ma qui si parla di film che ti porti nel cuore e allora per me ce ne n’è solo uno. L’unico che racchiude in se tanti stati d’animo dell’essere umano. L’amicizia, la forza, il coraggio, l’intelligenza, il rispetto, l’ironia, la passione e l’amore. E’ Sandokan, la Tigre di Mompracem, lo sceneggiato con Kabir Bedi. Lo so non è un film ma se lo si guarda una puntata dopo l’altra senza pausa…

Marco Frassinelli
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