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Lunedì 29 Maggio Ore 16:15 - 20:15 - 22:30
AL DI LÀ DELLE MONTAGNE
Shan He Gu Ren

(Cina/Francia/Giappone, 2015) di Jia Zhang-Ke – dur. 131’
con Zhao Tao, Yi Zhang, Jing Dong Liang, Zijian Dong, Sylvia Chang.

Cina, 1999. Amici d'infanzia Liangzi e Zhang sono entrambi innamorati di Tao, la bella della città. Tao alla fine decide di sposare il ricco Zhang. Hanno presto un figlio di nome Dollar... Dalla Cina all'Australia, le vite, gli amori, le speranze e le disillusioni di una famiglia su più di due generazioni in una società in continua evoluzione.

Premi:
Vincitore di 11 premi internazionali più 15 nomination, tra i quali il Premio del pubblico al Festival di San Sebastian e il Premio del pubblico e 1 Cavallo d'oro per la Miglior sceneggiatura al Golden Horse Film Festival.

Locandina del film immagine tratta dal film
Così la critica:
Federico Pontiggia (Il Fatto Quotidiano)

Go West. Sono i Pet Shop Boys ad aprire e chiudere un trittico sulla Cina ieri (1999), oggi (2014) e domani (2015): “Al di là delle montagne” (Mountains May Depart), firmato dal grande Jia Zhang-ke, è un mélo pop sontuoso, massimalista, perfino totalizzante. Una sorta di iperbolico, magniloquente affresco socio- sentimentale, che utilizza il triangolo di Tao (Zhao Tao) e dei suoi corteggiatori e amici d'infanzia Zhang (Zhang Yi) e Liangzi (Liang un Dong) per delineare le geometrie variabili, ovvero politico-economico-esistenziali, del gigante asiatico: tre blocchi temporali, tre formati differenti.

Alessandra Levantesi (La Stampa)
Affermatosi nel 2006 con il Leone d'oro a “Still Life”, Jia Zhang-ke è un regista che merita attenzione: fosse solo che il suo cinema fa capire meglio di tanti saggi il modo devastante in cui modernizzazione e crescita economica stanno distruggendo l'identità della Cina.

Valerio Caprara (Il Mattino)
Nei suoi complessi dietrofront, il cinema cinese di oggi non sempre riesce a recuperare gli splendori del recente passato ed era lecito sospettare di Jia Zhang- ke, un regista sin troppo incalzato dalla censura del regime. La bella sorpresa è che “Al di là delle montagne” si rivela, invece, un buon film diviso in tre capitoli (ripresi in altrettanti formati fotografici diversi) sulla deriva traumatica, forse inevitabile, dei sogni generazionali innescati dall'ibridazione del comunismo nel capitalismo dirigista.
JIA ZHANG-KE
Fenyang (Cina), 30 maggio 1970

Jia Zhang-ke è, tra gli esponenti della cosiddetta Sesta Generazione, quello più fortemente attaccato alla realtà materiale della Cina. Tutta la sua filmografia è il "ritratto sociale e antropologico di un Paese la cui trasformazione socioeconomica sembra unire in sé il peggio del comunismo e del capitalismo" (Tomasi, Cineforum). Il suo "stile è aspro, quasi sporco" (Carabba), un "gran raccolto di solitudine, indifferenza, infelicità" (Porro). Dopo aver studiato pittura, frequenta l’Accademia cinematografica di Pechino e nel 1995 fonda la Youth Experimental Film Group, la prima organizzazione indipendente di registi cinematografici cinesi. A partire dal suo esordio registico del 1997 ('Pickpocket'), dirige 'Unknown Pleasures' (2002, la storia di una generazione che vede il futuro dettato dai soldi e dal guadagno), il Leone d’oro a Venezia ‘Sill Life’ (2006, un’altra a noi sconosciuta realtà della Cina contemporanea), l’insolito e geniale '24 City' (2008, un documento su un mondo di cemento che crolla), il documentario su Shanghai ‘Io desidero, io so’ (2010), 'Il tocco del peccato' (2013) in cui continua il suo impietoso viaggio nella Cina che cambia. Quest’ultimo è unanimemente riconosciuto come il suo capolavoro.‘Al di là delle montagne’è il suo ottavo lungometraggio.
Foto del regista
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