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Lunedì 7 febbraio Ore 16:15 – 20:15 – 22:30
SOUL KITCHEN
(Germania 2009) di Fatih Akin - dur. 99'
Con Adam Bousdoukos, Moritz Bleibtreu, Birol Ünel, Wotan Wilke Mšhring, Jan Fedder
Ad Amburgo, un cuoco di origine greca, Zinos, gestisce un infimo ristorante denominato Soul Kitchen attorno al quale ruota tutto il suo microuniverso e i relativi problemi. Un'ernia al disco improvvisa gli inibisce l'uso cucina, così che viene assunto un nuovo cuoco esperto di haute cuisine che, dopo uno scetticismo iniziale, trasforma il ristorante in un locale molto in voga capace di offrire buon cibo e musica soul.

Premi:
Vincitore di 2 premi internazionali (+3 nomination), tra cui il Premio speciale della giuria e il Premio cinema giovane al Festival di Venezia 2009.



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Così la critica:
Boris Sollazzo (FilmTv):
Fatih Akin
si riappropria della parte più potente e umana di sé, quella di “La sposa turca” ma soprattutto di “Kunz und Schmerzlos” (undici anni fa a Locarno, geniale). (...) Bousdoukos interpreta se stesso e un po' Fatih (nella parte del mal di schiena), Moritz Bleibtreu è irresistibile come fratello scapestrato e sbagliato, Anna Bederke è splendida e carismatica come musa-cameriera che fa Faust di cognome. Akin tutta la sua bravura la mostra in movimenti di macchina straordinari, nello sguardo liquido di lei, nel farci venire fame di sentimenti, cibi surgelati, nouvelle cuisine alternativa, musica soul (ma anche greca, hip-hop e r'n'b). Da leccarsi i baffi.

Fabio Ferzetti (Il Messaggero)
La prima grande commedia romantica del nuovo millennio l'ha diretta un turco di Amburgo, è ambientata in un ristorante di quelli che servono robaccia a clienti affezionati, ha un protagonista sovrappeso con l'ernia del disco e una colonna sonora meravigliosa che mescola funky e rhythm & blues con hip hop, 'rebetiko' greco e naturalmente una canzone di Hans Albers.

Lietta Tornabuoni (L'Espresso):
Soul Kitchen” è il nome di un ristorante e il titolo di un film unico: imitazione della vita ironica senza drammi, realistico senza disperazione, ricco di caos buffo e dell'istinto di sopravvivere, commedia della resistenza. (...) Il film interpretato benissimo, girato in stile convenzionale ma nervoso, è davvero il più contemporaneo che da tempo si sia visto.

FATIH AKIN - Hamburg (Germania), 1973
Di origine turca, frequenta la scuola superiore di Arti figurative di Amburgo. Sceneggiatore, regista e occasionalmente attore, ancora prima di terminare i suoi studi inizia a lavorare per il cinema e per la televisione. Nel 1995 scrive e dirige il suo cortometraggio d'esordio “Sensin - Du bist es”, con il quale vince il Premio del pubblico al festival di Amburgo. L’esordio nel lungometraggio avviene (dopo altri due corti) nel 1997 con “Kurz und Schmerzlos” (t.l. All’ultimo respiro), un film d’azione su un turco, un serbo e un greco invischiati in diverse trappole. Nel 2000 dirige “Im Juli” in cui racconta la vicenda di un serissimo insegnante tedesco in un picaresco viaggio in Turchia alla ricerca di un presunto grande amore. L’immigrazione italiana in Germania permea “Solino” (2002). Il successo internazionale arriva nel 2004 quando, con “La sposa turca” vince l'Orso d'oro alla Berlinale. Akin vi racconta una grande storia d'amore in un travolgente melodramma moderno e anticonformista. Con il successivo “Crossing the Bridge - The Sound of Istambul” (2005) intraprende la strada del documentario. L’instabilità geografica sull’asse Germania-Turchia e tortuosi percorsi sentimentali sono ancora gli elementi caratterizzanti di “Auf der anderen seite” (2007, Ai confini del paradiso).
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