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Così la critica:
Fabio Ferzetti (Il Messaggero)
La classe operaia va in purgatorio. Ma lo scopre quando è troppo tardi. Quando ormai ha passato la mezz’età e si è abituata ai suoi minuscoli privilegi da welfare, conquistati a duro prezzo. Senza accorgersi che all’inferno ormai ci stanno gli altri. I giovani, i precari, i sottoccupati cronici. Gente che la vecchia coscienza di classe non sa neanche cosa sia, ed è disposta a tutto. Anche a impugnare una pistola e rapinare i compagni. Solo perché sa che in quella casa ci sono quattro soldi, messi insieme con una colletta per offrire un viaggio in Africa a Michel e Marie-Claire, un sindacalista duro e puro in pensione anticipata e sua moglie (Jean Pierre Darroussin e Ariane Ascaride, semplicemente meravigliosi). [...]

Valerio Caprara (Il Mattino)
Il nuovo film di Guédiguian prolunga l'affresco social-politico di cui è rigoroso cantore nel bene e nel meno bene. In «Le nevi del Kilimangiaro», in effetti, lo shock di una rapina produce effetti meno «banali» del solito nel focolare di una coppia proletaria. [...]

Gianni Rondolino
Il titolo di questo bel film di Robert Gédiguian non ha nulla a che vedere col racconto omonimo di Ernest Hemingway e meno che mai col film diretto da Henry King nel 1952. Le nevi del Kilimangiaro è invece il titolo di una canzone di Pascal Danel che si può ascoltare nel film (anche se il brano musicale più toccante, che si sente come sottofondo di tre o quattro sequenze, è di Maurice Ravel). Ma soprattutto esso costituisce un elemento drammaturgicamente importante a riguardo della struttura narrativa della storia. [...]

ROBERT GUÉDIGUIAN - Marsiglia (Francia, 3 dicembre) 1953
Regista francese. Figlio di immigrati (il padre è armeno, la madre tedesca), trascorre la giovinezza in un quartiere operaio di Marsiglia. Laureatosi a Parigi, incontra il regista R. Féret che lo instrada verso la regia. Esordisce con Dernier été (L'ultima estate, 1980), cui segue Rouge Midi (Mezzogiorno rosso, 1983) che racconta dall'interno la storia di una famiglia operaia. Tutta la sua filmografia si configura come una sorta di epopea del proletariato: girati sempre con gli stessi attori, ambientati nel microcosmo del quartiere natio, i suoi film privilegiano l'aspetto politico all'interno di storie di gente comune. Dopo avere rischiato l'invisibilità, gira Marius e Jeannette (1995), poetica storia d'amore ambientata nel variopinto mondo della Marsiglia degli emarginati, che mette d'accordo pubblico e critica; nel 1999 realizza La ville est tranquille. L'ironico e simpatico A l'attaque! (2001), strutturato in forma metanarrativa, con due sceneggiatori che cercano gli ingredienti «giusti» per un film da premio, conferma la sua volontà di farsi cantore del proletariato. Passa quindi dal sociale al privato in Marie-Jo e i suoi due amori (2002) e abbandona temporaneamente il proletariato marsigliese per raccontare gli ultimi mesi di vita del presidente Mitterrand (interpretato da M. Bouquet) in Le passeggiate al Campo di Marte (2004).
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