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Lunedì 4 Maggio Il filo dei ricordi
LA FAMIGLIA SAVAGE
(USA 2007) di Tamara Jenkins - dur. 113’
con Laura Linney, Philip Seymaur Hoffman, Philip Bosco, Peter Friedman

Due adulti, fratello e sorella, che abitano in luoghi diversi e che da anni non hanno più rapporti con la propria famiglia, vengono costretti dalle circostanze a ritrovarsi. Il padre infatti sta male ed ha bisogno di essere accudito. Questa situazione gli induce a riaffrontare argomenti e problemi familiari che si erano ormai messi alle spalle, nonché le responsabilità che derivano dall'accudire una persona... (FilmUp)

Premi:
Vincitore di 9 premi internazionali (+14 nominations), tra cui:
Premio Oscar 2008: Nom. Miglior attrice non prot. (Laura Linney), Nom. Miglior sceneggiatura originale
Golden Globes 2008: Nom. Miglior attore in un film brillante ( Philip Seymour Hoffman)


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Così la critica:
Andrea Chirichelli (MYmovies 2008):

Trattare il tema della vecchiaia, della famiglia e della morte senza scadere nel melodramma è cosa ardua: ci riesce brillantemente Tamara Jenkins che, prodotta da Alexander Payne (che aveva già trattato il tema nel riuscito A proposito di Schmidt, anni fa), firma uno dei film più interessanti, coinvolgenti e sinceri degli ultimi anni. La parabola dei due loser (...), è raccontata senza concessioni alla retorica e il loro rapporto con il padre morente è quanto più realistico, crudo ed essenziale visto da parecchio tempo a questa parte. Efficace sulla carta, La Famiglia Savage diventa memorabile, una volta messo in scena, grazie all'interpretazione "definitiva" di tre attori eccezionali: se Philip Seymour Hoffman e Laura Linney, tra i migliori della propria generazione, sono ormai da anni sulla cresta dell'onda e riconosciuti anche dal grande pubblico, un nota particolarmente felice viene da Philip Bosco, anziano caratterista di straordinario talento ma poco noto da noi, che cesella finemente, con una vena grottesca e ironica, un uomo cui restano pochi giorni da vivere, scorbutico e ben lontano dallo stereotipo di "nonnino gentile e affabile" cui il cinema americano ci ha abituato fin troppo spesso.
Efficace nei dialoghi, incredibilmente ben musicato dall'ottimo Stephen Trask e graziato da uno dei finali più coerentemente ottimistici degli ultimi anni, La Famiglia Savage è un tragico, comico, romantico, piccolo, grandissimo film da non perdere.

Elisa Giulidori (FilmUp):
(…) Tamara Jenkins affronta questo tema in modo adulto, crudo, realista con una buona dose di ironia e tantissima umanità. La sua scrittura è diretta, non ci porta in nessun mondo fantastico o enigmatico. I suoi personaggi sono persone reali, ricche, complesse, sfaccettate, piene di contraddizioni, incapaci di affrontare la vita. (...) Nel mettere in scena questa vicenda è bravissima la Jenkins a non lasciarsi mai prendere la mano da momenti di facile commozione, anzi cerca di mantenere sempre una certa distanza critica, proprio come Brecht, autore amato da Jon, in modo che lo spettatore possa riflettere su quello che vede in scena. Certo è impossibile non rimanere coinvolti emotivamente dalla vicenda dei tre personaggi, dalla loro fragilità e non immaginarsi un giorno a dover affrontare sia come figli, che un giorno come genitori bisognosi d’aiuto, una situazione simile. Fortunatamente ci sono anche lampi di graffiante ironia all’interno del film, come la raffigurazione di Sun City, città per over ’60, dove tutto è pulito, asettico e inquietante, come in un film di Lynch, l’utilizzo delle canzoni in contrapposizione alla situazione narrata o durante la proiezione del film “Il cantante di jazz” davanti agli inservienti e agli infermieri di colore. “La Famiglia Savage” certo non sarebbe stato così coinvolgente senza le magistrali interpretazioni di Laura Linney, Philip Seymour Hoffman e Philip Bosco nel difficile ruolo del padre.

JENKIS Tamara - Philadelphia (USA) 1962
Dopo aver lavorato come performance artist, frequenta la Tisch School of the Arts della New York University, dove nel 1993 consegue un master in regia. Ha realizzato numerosi cortometraggi, tra cui 'Fugitive Love' (1991) e 'Family Remains' (1994), che ha ottenuto il Premio speciale della giuria al Sundance Film Festival.
Nel 1998 debutta nel lungometraggio con l’autobiografico 'L’altra faccia di Beverly Hills'. Si occupa successivamente di regia teatrale per il New Group, quindi collabora con riviste letterarie, (tra cui la Zoetrope: All Story di Francis Coppola), lavora come attrice e infine realizza spot televisivi per Amnesty International.
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