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Lunedì 11 Maggio Per non dimenticare
ROSSO MALPELO
(Italia 2007) di Pasquale Scimeca - dur. 75’
con Antonio Ciurca, Omar Noto, Marcello Mazzarella.

In un paesino della Sicilia il bambino di una famiglia povera, chiamato Rosso Malpelo per il colore della capigliatura, lavora con il padre in una miniera di zolfo. Quando il genitore muore in una frana, il ragazzo rimane solo, abbandonato dalla madre e dalla sorella e con un lavoro ereditato che uccide senza scampo.

Premi:
Vincitore del Premio Amnesty International al Giffoni Film Festival 2007


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Così la critica:
Aldo Fittante (Film TV):
Scimeca parte da una novella di Giovanni Verga per la sua dolentissima opera che denuncia lo sfruttamento minorile e il buio che circonda troppi bambini nel mondo. Lo stile è asciutto, lo sguardo è etico, lo sfondo è arido come i cuori dei personaggi disgraziati che abitano questa favola crudele che non a caso fa parte di un progetto finanziato dal POR Sicilia con l’ambizione di liberare milioni di creature dalla schiavitù del lavoro. Straordinario il volto di Antonio Ciurca, che dona al personaggio del titolo tutta la paura, tutto lo smarrimento, tutta la rabbia dei suoi coetanei costretti nell’oblio a faticare per un manipolo di adulti senza valore. Bellissimo il finale, quando Rosso Malpelo si incammina verso il tunnel: un doloroso cammino che ha il coraggio a la forza di trasformarsi in spaventoso monito.

Paolo D’Agostino (Repubblica):
Militante, si sarebbe detto in passato. Lo spirito dell’impresa di Rosso Malpelo, del regista Pasquale Scimeca e di tutti i partecipanti, è quello di rendere il cinema collegato alla realtà e socialmente utile. Infatti hanno messo i loro proventi a disposizione di un progetto di opere e di aiuti (alimentazione, didattica, sanità) a favore della popolazione soprattutto infantile di due centri minerari del Potosì boliviano. Questo, pur senza rinunciare all’autonomia creativa, all’invenzione artistica, alla personalità dell’opera. Ispirandosi alla novella del Verga (ma innestandovi anche suggerimenti provenienti da Capuana e da De Roberto) che racconta le condizioni di vita disumane dell’infanzia sfruttata nelle miniere siciliane di un secolo fa. Scimeca fa ricorso al nostro patrimonio culturale per ricordarci qualcosa che ha cessato di esistere qui (e non da moltissimi anni) ma che continua ad esserci altrove.

SCIMECA Pasquale - Asimura (PA), 1956
“Autore di una filmografia coraggiosa, divisa tra fiction e documentario ma tanto compatta da poter essere riassunta nel segno della circolarità e nel gesto ripetitivo e rivoluzionario della memoria. Cinema di luce, aria e parola, che non trova uguali nel panorama italiano contemporaneo e, rispetto al quale, Scimeca dimostra un’apertura inedita, che travalica i confini geografici e apre all’infinito l’orizzonte. Il percorso che si è venuto a tracciare nei suoi film è quello di una ricerca intorno all’uomo e dentro la storia. In ognuno si segue un viaggio, del corpo o del pensiero, per poi tornare all’inizio del percorso da dove tutto può ricominciare”. Scimeca esordisce nella regia nel 1989 con il mai distribuito La donzelletta. Stessa sorte hanno i successivi Un sogno perso (1992) e Il giorno di San Sebastiano (1993, Globo d'Oro per la Migliore opera prima). Briganti di Zabùt (1997) è il suo primo film ad essere distribuito anche se il pubblico lo ignora. Il successivo Placido Rizzotto (2000) tratta della vita, breve e intensa, di un sindacalista schieratosi contro la mafia e ucciso nel 1948. Ha diretto anche Gli Indesiderabili (2003) e La passione di Giosuè l'ebreo (2005).
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