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Lunedì 14 Dicembre Ore 16:15 - 20:15 - 22:30
LETTERE DI UNO SCONOSCIUTO
Gui lai

(Cina, 2014) di Zhang Yimou – dur. 111’
con Gong Li, Dao Ming Chen, Huiwen Zhang, Guo Tao.
Lu Yanshi e Feng Wanyu sono una coppia unita, costretta a separarsi quando lui viene arrestato e mandato in un campo di lavoro come prigioniero politico. Rilasciato nel corso degli ultimi giorni della Rivoluzione Culturale, Lu riesce finalmente a tornare a casa ma lì scopre che la moglie è affetta da amnesia.

Premi:
Vincitore di 8 premi internazionali (più 22 nomination) tra cui Migliore attrice esordiente (Huiwen Zhang) agli Asian Film Awards.

Locandina del film immagine tratta dal film
Così la critica:
Gabriele Niola (Mymovies)
La storia non fa mistero in nessun momento di quale sia il punto di vista prediletto: la Rivoluzione Culturale è stato un male così aberrante da riuscire non solo a cancellare le persone dai documenti e dalla storia ma in alcuni casi addirittura dalla memoria dei propri cari. L'intuizione è quindi quella di rendere tangibile il concetto di oblio cui venivano condannati i dissidenti.

Francesco Di Brigida (il Fatto Quotidiano)
Gli artifici epistolari del padre Lu, unico modo per riavvicinarsi alla moglie, sono gli stessi che il romanzo di Yan Geling utilizza per ridurre lo spazio tra un marito tornato dal carcere e una donna schiava della sua amnesia. Denso e popolato di chiaroscuri emotivi, il film di Yimou è un cammino a tre velocità che ne percorre con stile le drammatiche vicissitudini familiari sullo sfondo di una dittatura agli albori.

Arianna Pagliara (CineCriticaWeb SNCCI)
“Lettere di uno sconosciuto” è la storia di un disperato, estenuante, interminabile tentativo di “tornare a casa” – come suggerisce il titolo originale del film. Un ritorno che non è solo fisico, ma è anche e soprattutto ricongiungimento emotivo e psicologico, ed è proprio qui che si apre lo scarto dolorosamente incolmabile che sta al centro del discorso. (...) Film perfettamente controllato, sostenuto da un impianto narrativo molto solido, impreziosito da una fotografia attentamente desaturata, “Lettere di uno sconosciuto” sfoggia tre interpreti di rara bravura. Il quadro politico si fa sfondo non inerte di un dramma tutto intimo e personale, dove la tragedia collettiva e quella individuale si sommano e si intrecciano esacerbandosi a vicenda.

YIMOU ZHANG - Xi'an (Cina), 1950
Zhang Yimou è un autore dalle molte facce. In 25 anni di carriera dapprima ha blandito il pubblico occidentale, poi gli ha sbattuto in faccia le nevrosi quotidiane di Pechino e infine ha confezionato film di neorealismo rosa grati al regime, rifugiandosi ogni tanto nel cinema di genere. Costretto dalla Rivoluzione Culturale a lasciare gli studi, coltiva l’hobby della fotografia. Nel 1988 fa l’esordio alla regia con ‘Sorgo Rosso’ (Orso d’oro a Berlino), vigorosa epopea contadina che mette in luce la straordinaria Gong Li, a cui segue ‘Ju Dou’ (1990), Premio Buñuel a Cannes e Hugo d’oro al Festival di Chicago. Del 1991 è ‘Lanterne rosse’, il film che gli dà notorietà internazionale: premiato a Venezia, “è un melodramma a forti tinte intriso di morte” (Canova).
Il successo lo spinge a sottrarre spettacolarità figurativa ai successivi lavori, sviluppando da qui una poetica di sommessa emozione e attento realismo: ‘La storia di Qiu Ju’ (1992, Leone d’oro a Venezia), ‘Non uno di meno’ (1999), 'La strada verso casa' (1999) ne sono un esempio. Dopo un decennio di cinema votato a un realismo corretto ma un po’ edulcorato, dal 2002 con ‘Hero’ si cimenta nel film di genere wuxiupian, raggiungendo di nuovo il successo internazionale con ‘La foresta dei pugnali volanti’ (2004). I film degli anni successivi “confermano che il regista non è più un meraviglioso inventore di forme ma solo un abile e professionale cantore di Stato” (Mereghetti).
Foto del regista
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