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Lunedì 17 gennaio Ore 16:15 - 21:00
LA DONNA ELETTRICA
Kona fer í stríð
(Islanda/Francia/Ucraina 2018) di Benedikt Erlingsson - dur. 101’
Con Halldóra Geirharðsdóttir, Jóhann Sigurðarson, Davíð Þór Jónsson
Halla, sembra una donna come le altre, ma dietro la routine di ogni giorno nasconde una vita segreta: armata di tutto punto compie spericolate azioni di sabotaggio contro le multinazionali che stanno devastando la sua terra, la splendida Islanda. Ma la sfida più grande che Halla dovrà affrontare sarà un’altra…

Premi:
Vincitore di 25 premi internazionali più altre 13 candidature, tra i quali il premio per la Migliore sceneggiatura al Festival di Cannes, 1 candidatura agli EFA.

Locandina del film immagine tratta dal film
Così la critica:
Alberto Savi (Cineforum)
Nelle Highlands islandesi, una donna lotta contro il capitalismo. (…) Una donna libera (ma ricercata), in guerra contro i potenti, contro lo Stato, contro l’evoluzione cieca e cinica. Un atto di resistenza ambientalista, il suo, che diventa una bomba mediatica. Un manifesto, lanciato dai tetti della città, firmato “la donna elettrica”. (…) I suoi “maestri”, altrettanto sabotatori, sono Gandhi e Mandela. Di quest’ultimo indossa una maschera in una sequenza chiave, dove con arco e freccia abbatte un drone (simbolo del capitalismo tecnologicamente più evoluto). Successivamente – inquadrata dal basso come la scimmia di “2001: Odissea nello spazio”, e con una gestualità molto simile... – fa a pezzi il drone con una roccia. Se dunque la scimmia diventa uomo evoluto, in “La donna elettrica” l’essere evoluto ritorna “scimmia” attraverso l’utilizzo del sasso (strumento tra i più arcaici) che distrugge il drone (“strumento del futuro”). In tutta questa ideologia, Halla, non ha un tornaconto personale ma un obiettivo dedicato al futuro, o meglio, alle future generazioni.


Davide Turrini (Il fatto quotidiano)
Non ci sono parole per descrivere “La donna elettrica”. Uno dei film più ribelli, divertenti, e politici di questo 2018. Intanto si astengano tutti i perditempo da realpolitik salottiera, tutte le anime candide che fanno le rivoluzioni stando davanti alla tv o dal trespolo di una cattedra del sapere. Perché nel film diretto dall’islandese Benedikt Erligsson protagonista è una donna che agisce concretamente, mani nel fango, sangue, sudore e un filo di paura, per difendere l’ambiente e la natura del suo paese, l’Islanda, dall’intrusione di multinazionali, e per provare a cambiare (almeno) la meccanica mentalità distruttrice del mondo circostante (…). «C’è una connessione forte tra i miei due film, “Storie di cavalli e di uomini” e “La donna elettrica”, ossia l’idea fondamentale che i “diritti della Natura” dovrebbero essere di fatto considerati allo stesso livello dei “diritti umani”», ha spiegato il regista. «I diritti della Natura dovrebbero essere protetti con forza in ogni costituzione e difesi da leggi internazionali. Tutti noi dobbiamo capire che la natura incontaminata ha un diritto intrinseco a esistere, una necessità che va al di là dei bisogni dell’uomo e del nostro sistema economico».
BENEDIKT ERLINGSSON
Reykjavik (Islanda), 1969

Dopo un paio di cortometraggi e una occasionale carriera di attore cinematografico in patria, nel 2016 esordisce come regista di lungometraggi con 'Hross í oss' (Storie di cavalli e di uomini). Scelto per rappresentare l'Islanda agli Oscar, è sconosciuto in Italia. ‘La donna elettrica’ è il suo secondo lungometraggio, anche questo in concorso agli Oscar per l’Islanda.
Foto del regista
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