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Lunedì 07 Marzo Ore 16:15 - 21:00
DIO È DONNA E SI CHIAMA PETRUNYA
God Exists, Her Name Is Petrunija
(Macedonia, Belgio 2019) di Teona Strugar Mitevska – dur. 100'
Con Zorica Nusheva, Labina Mitevska, Simeon Moni Damevski, Suad Begovski, Stefan Vujisic.
Petrunya vive nella cittadina macedone di Stip, è laureata ma disoccupata. Dopo un colloquio di lavoro andato male, si trova ad assistere al rituale ortodosso del lancio di una croce nel fiume, rito che vede partecipare tutti i giovani del paese che si sfidano per recuperarla in quanto colui che riuscirà a prenderla secondo la tradizione avrà benessere e prosperità tutto l’anno…

Locandina del film immagine tratta dal film
Così la critica:
Nicola Falcinella (Mymovies)
La regista, insieme alla sceneggiatrice Elma Tataragic, sferra un duro e dichiarato attacco al maschilismo della società, alle abitudini più che alle usanze. Le autrici usano molta ironia, ma evitano di cadere nello stereotipo del grottesco e del tragicomico balcanico, riuscendo a restituire un mondo che sembra fermo e ripiegato su sé stesso. Alla protagonista non manca nulla se non un lavoro, come sottolineano anche i suoi genitori, e la sua laurea risulta poco utile in quella città. Dalla parte dell'accusata si schiera decisamente anche la reporter (interpretata da Labina Mitevska, sorella della regista e attrice di Prima della pioggia e altri film), che prende sempre più coraggio per contrastare la situazione.

Chiara Borroni (Cineforum)
Dio esiste. E se fosse una donna? La commedia macedone di Teona Strugar Mitevoka arriva in concorso alla Berlinale con tutto il portato che la questione del femminile solleva ormai sistematicamente in ogni festival di cinema, dal#meetoo in avanti. Ed è una boccata di aria fresca, prova ulteriore che forse sarebbe il caso di smettere di etichettare un film (e dunque giudicarne automaticamente la presunta o meno l’onestà intellettuale) sulla base della notiziabilità della questione femminile stessa…. Dio è donna e si chiama Petrunya è un film girato e prodotto da donne che ha come protagonista un forte personaggio di donna e dunque, inevitabilmente, è un film “al femminile”. Ma soprattutto è un film che affronta in modo intelligente la possibilità reale di sovvertire – oggi – le convenzioni di una società ancora fondamentalmente patriarcale attraverso gesti simbolici, gesti d’altra parte (come le parole) sono importanti. Anche se il gesto istintivo compiuto da Petrunya - ragazza corpulenta e apatica condizionata dal rapporto conflittuale con la madre – non ha di per sé alcun intento rivoluzionario ma acquisisce questo valore per le conseguenze che provoca. Petrunya sta sotto il ponte alle porte del villaggio di Stip assistendo, come tutti, alla cerimonia annuale che vede il pope gettare una croce di legno nel fiume e i maschi del villaggio tuffarsi nelle gelide acque per recuperarla e garantirsi un anno di fortuna e prosperità. Petrunija sta lì infagottata in un vestito impostole dalla madre e coperta da un pellicciotto nero informe, sta lì, con la sua tormentata indolenza, con il peso di quel lavoro che non ha, con il fardello della sua laurea in Storia percepita da tutti come inutile, con la gravità della sua intelligenza e del suo essere fuori luogo appoggiati sulle spalle. Eppure a un certo punto, senza pensare, si tuffa, mettendosi in competizione diretta con i maschi e, colpa maggiore, vincendo la sfida. Quando riemerge dalla corrente fredda, il suo gesto ha rotto tutte le convenzioni e finirà per cambiare la sua vita e un po' anche il mondo in cui vive. Ma Petrunya ancora non lo sa. Il film la accompagna da questo punto in poi in una battaglia che dura una notte e che prende forma a poco a poco intorno al suo corpo ingombrante, ai suoi occhi scuri e luminosi, alla cicatrice che ha sul naso.... Dio è donna e si chiama Petrunya è certo un film figlio di questi tempi, non tanto (o non solo) per il tema quanto piuttosto proprio per lo stile di messa in scena e di scrittura che sceglie; uno stile molto studiato ma che riesce a rimanere sincero, mai velleitario, talvolta un po' sornione nel suo assoluto controllo ma mai gratuito. Semplicemente un film capace di raccontare una storia (per altro ispirata a un fatto di cronaca) e di farlo con meritevole leggerezza senza cedere al rischio di strumentalizzarne il messaggio e di caricare inutilmente i toni. Alla faccia della superficialità.
TEONA STRUGAR MITEVSKA
Skopje (Macedonia del Nord), 1974

Ha studiato all'Istituto d'Arte di Philadelphia e ha iniziato a lavorare come grafico pubblicitario, vincendo anche un premio all'Advertising Festival di Cannes. Nel 1998 si è iscritta ai corsi di cinema dell'Università di New York e ha diretto i suoi primi cortometraggi.
Fonte Mymovie.it
Foto del regista
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